Tutte storie!IntervisteA Fistful Of Rock’N’Roll

A Fistful Of Rock’N’Roll

Figlio bastardo di punk e hard rock, l’high energy rock and roll prese vita all’inizio degli anni Novanta come eccitante alternativa alla ripetitività che stava sfiancando lo slancio vitale dell’hardcore punk. La serie “A Fistful Of Rock’N’Roll” ne racconta per filo e per segno le vicende attraverso le canzoni di centinaia di band provenienti da ogni angolo del mondo civilizzato. Ne parliamo con Sal Canzonieri, fondatore degli imprescindibili Electric Frankestein e instancabile promotore di queste formidabili compilazioni.

Alla fine degli anni Ottanta, la commistione tra velocità supersonica e livore sociale che caratterizza il messaggio dell’hardcore punk sembra avere esaurito ogni possibile evoluzione stilistica: per molti fan e musicisti questa macchina turbocompressa alimentata da rabbia e testosterone ha imboccato un vicolo cieco e l’unica soluzione per uscirne è ingranare la retro.

Alcuni dei kid borchiati e crestati che entrano nei negozi di dischi, invece di buttarsi come al solito a testa bassa tra gli scaffali del punk DIY, cominciano a rovistare con archeologica curiosità nelle ceste da 25 centesimi alla ricerca di emozioni a buon mercato. Roba vecchia e capellona, ma ricca di un fascino tamarro, elettrico ed evocativo.

Accanto ai dischi di Black Flag, Adrenalin O.D., Bad Brains, Dead Kennedys, si va ad allineare senza la minima vergogna robaccia di Kiss, Grand Funk Railroad, Ted Nugent, Alice Cooper, T-Rex, Black Sabbath, AC/DC, parrucconi che il punk aveva seppellito, forse un po’ troppo frettolosamente, nel terreno sconsacrato riservato ai mercenari dello showbiz.

Crollano inesorabilmente quei muri che fino ad allora circondavano le sottoculture. Diventando ponti. La maschia urgenza hardcore si accoppia bestialmente col colorato riff-o-rama Seventies per dare vita a un nuovo modo di intendere il rock and roll: benvenuti negli anni Novanta. Benvenuto High Energy Rock and Roll.

Tra i primissimi a mischiare incoscientemente le carte in tavola c’è una band del New Jersey chiamata Electric Frankenstein, che ribalta le regole e abbatte i dogmi, seducendo i punker ed esaltando i rockandroller di ogni angolo del Pianeta. Non è un caso se uno dei loro brani più noti, “It’s All Moving Faster” , sia stato suonato anche da autentiche leggende del glam 70s come gli Sweet: all punk must rock, all rock must punk!

Sal Canzonieri, fondatore con suo fratello Don della band, è l’alfiere di questo suono bastardo, maleducato e refrattario a definizioni di comodo, promuovendo, nel poco tempo lasciato libero dagli impegni degli attivissimi Electric Frankestein, la formidabile serie “A Fistful Of Rock’N’Roll” e la più recente “A Fistful More Of Rock’N’Roll”. Impreziosito da bellissime copertine firmate dai migliori artisti lowbrow in circolazione, da brevi ma puntuali note di copertina, ogni volume è soprattutto pieno fino all’orlo di grande rock and roll, offerto da gruppi e artisti nella maggior parte dei casi molto lontani dai radar del mainstream. In occasione dei vent’anni dall’uscita del primo volume, abbiamo scambiato quattro interessanti chiacchiere con Sal. Si parla delle sue band, delle compilazioni, ma anche dell’attuale situazione del mercato musicale.

Da dove inizia la tua avventura nel mondo del rock and roll?

Ho iniziato a suonare la chitarra a metà dei 70s, influenzato da Alice Cooper, NY Dolls, Mott the Hoople, The Damned, The Dead Boys, AC/DC e Motörhead. All’inizio degli anni Ottanta ero in una band hardcore chiamata The Doom Patrol. In quel periodo frequentai molto New York City, perché quasi ogni sera c’erano show di tutte le più grandi band del mondo. Sono così diventato amico dei gruppi che giravano nel Lower East Side, come White Zombie, Sonic Youth e molti altri.

In una situazioni così stimolante e in costante movimento, difficile rimanere legati a un solo stile…

Quando i Doom Patrol sono arrivati al capolinea, ho fondato i The Thing, che avevano uno stile musicale che possiamo definire post-punk. Abbiamo pubblicato singoli, EP e un album e siamo diventati molto popolari a New York e in Inghilterra. Quando abbiamo suonato a Londra registrammo anche una John Peel Session.

E poi sono arrivati gli Electric Frankenstein…

Nel 1990, avevo voglia di avere una band che mescolasse hard rock e punk rock, in modo da creare questo high energy rock. Con mio fratello Dan abbiamo così messo in piedi gli Electric Frankenstein. E il resto è la storia, ah!

La vastissima produzione di singoli, EP e album degli Electric Frankestein sta facendo impazzire i collezionisti… C’è una ragione per una produzione così prolifica?

Sì, era tutto pianificato. Ogni etichetta prima del 2008 aveva un sistema di distribuzione diverso. Alcune etichette utilizzavano addirittura più distributori per garantire la presenza dei loro dischi nei negozi. Pubblicando tanti dischi su etichette differenti ho assicurato la presenza di almeno uno dei nostri lavori in ogni record store del mondo.

Una politica che si è rivelata vincente?

Un sacco di persone mi ha detto di aver visto i nostri dischi in vendita in Vietnam, Russia, Sudafrica, oltre che in tutta Europa e negli Stati Uniti. Non credo che riuscirò mai a vendere un milione di copie di un solo mio disco, ma posso provare a vendere una sola copia ma di un milione di dischi differenti, ah! Il piano ha ovviamente funzionato!

Che bello sentire oggi parlare di dischi… Ma ha ancora senso produrre fisicamente singoli e album nell’era digitale?

Se la band ha una lunga storia alle spalle, è più facile far funzionare le vendite digitali. Ma se è nuova di zecca, bisogna lavorare molto duramente per farla conoscere e renderla popolare.
Per questi motivi, una band deve continuare a pubblicare vinile e CD, perché ha bisogno che i collezionisti di musica facciano nascere una grande curiosità attorno al gruppo: questo passaparola aiuterà la band a diventare famosa molto più velocemente e più facilmente.

Cosa può aiutare una nuova band ad affermarsi?

Bisogna fare in modo che persone “cool”, quelle che ascoltano musica “cool”, vengano coinvolte in ciò che produce la band. Così la curiosità cresce, aiutata da buone recensioni e dal passaparola. Nell’era digitale, molte band fanno riferimento a questi appassionati noti per il loro buon gusto per promuovere le loro uscite. Alcuni di questi fan sono famosi quanto le band stesse! Molti si affidano a queste persone per scoprire cosa è buono tra le nuove produzioni. Faccio anch’io parte di questa categoria, perché ascolto centinaia di nuove band per le mie compilation “A Fistful Of Rock’N’Roll”.

Ma le riviste tradizionali hanno ancora qualche importanza in questo processo?

La stampa specializzata non è più così importante. Il che è positivo, dal momento che i critici musicali sono stati molte volte degli stronzi. Tolti di mezzo i giornalisti e le loro simpatie e antipatie personali, una band ora deve essere davvero buona per farsi notare. Trovo sia grandioso, perché garantisce un alto livello di qualità.

Com’è la situazione all’interno della moderna scena punk/rock’n’roll?

Prima dell’era digitale c’erano pochissime band in giro, ora il New Rock, l’High Energy Rock’n’Roll o come volete chiamarlo, è molto più grande di prima ed esistono gruppi davvero fantastici, che lavorano duramente per promuovere la loro musica. Per farti un esempio, quando ho iniziato a selezionare la band per le prime compilazioni di “A Fistful Of Rock’N’Roll”, c’erano solo tre gruppi italiani in grado di reggere il confronto con le band del resto del mondo. Per la seconda serie ci sono così tante ottime band italiane che faccio fatica a ricordarmele tutte! E sono tutte fantastiche, nessuna che faccia minimamente cagare.

Come è nata l’idea di produrre “A Fistful Of Rock’N’Roll”?

La mia intenzione era quella di fare una compilation sullo stile delle leggendarie “Pebbles” e “Nuggets”, che fosse in grado di documentare tutte le grandi band contemporanee prima che scomparissero dalla circolazione. Lenny Kaye, l’uomo che ha ideato la compilation “Nuggets”, mi disse di persona che amava quello che stavo facendo! Aggiunse anche di essersi pentito di non aver fatto una serie come la mia per tutte le band dei 70s che ora sono scomparse e dimenticate. Con questa serie volevo raccontare in modo accurato come negli anni Novanta esistesse un nuovo rock caratterizzato da un’altissima energia e come questo modo di interpretare il rock si fosse propagato spontaneamente in ogni parte del mondo. “A Fistful Of Rock’N’Roll” racconta la storia del rock and roll sotterraneo dagli anni Novanta fino ai primi anni dei 2000. Con “A Fistful Of More Rock’N’Roll” voglio documentare allo stesso modo quello che sta succedendo oggi.

Quanti volumi sono stati realizzati fino a oggi?

Tra il 2000 e il 2008 sono stati pubblicati i tredici volumi della prima serie, per un totale di quindici CD perché il volume 13 è formato da tre dischi. La seconda serie conta finora ventitré volumi, ma solo i primi tre sono stati pubblicati su vinile e cd: gli altri sono al momento disponibili solo in formato digitale e sono presenti sulla piattaforma Bandcamp. Verranno prima o poi pubblicati tutti su CD e vinile, ma l’emergenza COVID-19 ha ritardato questa operazione. Quello di “A Fistful Of Rock’N’Roll” un progetto davvero esaltante, che ha dato modo a tantissime grandi band di farsi conoscere e apprezzare, e mi piacerebbe possa un giorno essere trasformato da qualcuno in un film documentario.