Tutte storie!RubricheBook ReviewBONVI – INCUBI DI PROVINCIA (RIZZOLI LIZARD)

BONVI – INCUBI DI PROVINCIA (RIZZOLI LIZARD)

Non amo essere categorico, ma in questo caso mi tocca: Franco Bonvicini, detto Bonvi, era quanto di più vicino al rock’n roll ci sia mai stato nel panorama fumettistico italiano. Sono ben consapevole del fatto che vada di moda nominare Andrea Pazienza in ogni cazzo di occasione, comprendo che la sua vita appaia molto più figa nonché sono al corrente che disegnasse molto -ma molto- meglio di Bonvi: tuttavia non si vive di sola fighezza. In più, da un po’di anni a questa parte, ho come il sentore che nel mondo dei fumetti sia in atto una corsa all’accettazione culturale: in un mondo di graphic novel, in cui il fumetto fa di tutto per ergersi ad Arte accettabile, non so quanto spazio ci sia per Bonvi. Eppure lui, a mio modesto ed opinabilissimo parere, aveva capito una cosa fondamentale: i fumetti sono arte e narrazione, ma sono fatti anche per essere letti sul cesso, e ciò basta e avanza per nobilitarli. Poi, certo, l’80% della gente quando pensa a lui ricorda solo le Sturmtruppen ed il relativo diario delle scuole medie, per cui non c’è da stupirsi se tutt’ora non venga riconosciuto come meriti. Per fortuna è stato appena ristampato Incubi Di Provincia, volume del 1981 da troppo tempo fuori stampa che raccoglie storie autoconclusive realizzate verso la fine degli anni sessanta in cui -lo dico senza mezzi termini- si viaggia peso.

 

Franco Bonvicini, detto Bonvi, era quanto di più vicino al rock’n roll ci sia mai stato nel panorama fumettistico italiano.

Sì, a modo suo si trattava di una versione nostrana del cosiddetto fumetto underground che impazzava oltreoceano, vera e propria psichedelia: qui vengono esplorati gli anfratti più purulenti della mente filtrati attraverso l’ironia tipica del Bonvi, di quella cattiva marcia che già si respirava nelle Sturmtruppen e che si sarebbe palesata alla grande pochi anni dopo nelle maestose Cronache Del Dopobomba. Qui si parla di tram dirottati verso Cuba, di mostri-stupratori capaci di sfogare tutti i tuoi desideri repressi attraverso i sogni, di uomini che si trasformano in elefanti durante le feste comandate, di personaggi dei fumetti che prendono vita e si ritorcono contro l’autore: fantasie lisergiche che sfociano sovente nel bad trip, il tutto sull’indefinito ma evidente sfondo della società italiana del periodo, col suo desiderio di rivalsa ed il suo provincialismo. L’influenza fantascientifica si sente pesantemente, soprattutto in storie come Il Campo Di Liebowitz o nella monumentale Seezza Della Quasità, ma l’atmosfera trasognata aleggia talmente tanto da rendere quasi psichedelico pure un esercizio western come La Vera Storia Di Buddy The Kid. Questi racconti uscirono quasi tutti su riviste ormai dimenticate come Off-Side ed Undercomics, ma l’edizione in questione è stata espansa con un bonus non da poco che rende il tutto più attuale, ovvero le tre storie del ciclo delle Leggende Urbane, uscite su Comix nel 1996, l’anno della sua morte: provate a leggerle, e a quasi 25 anni di distanza dite se non vi ricordano una sconfortante attualità fatta di fake news e -soprattutto- di polli che se le bevono senza mai e poi mai mettere in moto la parte critica del loro cervello, sempre che ne siano in possesso. Se invece voi la possedete, sono certo apprezzerete questo volume in cui storia ed attualità, fattanza ed estrema lucidità si incontrano, tirando fuori il vero rocker che era il Bonvi. Vogliatevi bene e fatelo vostro.