Dischi volantiRubricheTutti fruttiGAZNEVADA “s/t” LP Harpo’s Bazaar

GAZNEVADA “s/t” LP Harpo’s Bazaar

Alle volte ci sono questioni talmente annose che ad un certo punto si smette di pensarci, si dà per scontato che non si arriverà mai al dunque e poi, quando meno ce lo si aspetta, ecco che arriva un mezzo miracolo. Ebbene, poco dopo la ristampa del loro esordio ufficiale “Sick Soundtrack”, il più leggendario album del punk italiano approda per la prima volta su lp, dopo ben 42 anni di attesa: incredibile pensare che il primo lavoro dei bolognesi Gaznevada sia finalmente disponibile alle masse. In realtà c’era stata, un po’ di anni fa, una riedizione su cd con allegato libro, ma non era particolarmente soddisfacente per due motivi: la grafica ed il mixaggio. Questa edizione ha una grafica decisamente migliore, ma il mixaggio rimane quello del cd, purtroppo. Dico “purtroppo” perché il mix originale è una delle cose più affascinanti e stranianti mai prodotte nel periodo d’oro del punk rock mondiale, pieno di sottintesi, errorini e con una pasta sonora granitica: d’altra parte -a meno che non si abbia la cassetta originale o un duplicato di essa- sono cose difficili da notare, ma io che l’ho ascoltato fino ad interiorizzarlo, superando di gran lunga la fase della nausea, me ne sono reso conto subito. In ogni modo le chiacchiere stanno a zero, e c’è comunque poco da lamentarsi: l’album in sé è uno spettacolo, ed ogni canzone è un gioiello che brillerebbe di luce propria anche se fosse suonata dalla banda comunale di Casalecchio Di Reno. Nel 1979 i Gaznevada -oltre ad avere stretti rapporti col Movimento, a vivere in una casa occupata e a trascorrere le loro giornate con fumettisti divenuti poi leggendari, uno dei quali dal nome poi abusato oltre misura erano un gruppo punk che già guardava oltre ai tre accordi: amavano sì i Ramones ed i Dead Boys, ma guardavano agli Ultravox! (quelli col punto esclamativo) e non erano certo dimentichi della lezione dei Roxy Music e di Brian Eno. Il risultato è una specie di pre-postpunk (scusatemi, andrei linciato per questo, ma penso calzi a pennello) con momenti dalla potenza esagerata come “Criminale”- in cui i Ramones vengono velocizzati a livelli stellari e farciti pesantemente di synth- e robe come “Donna Di Gomma”, molto alla Roxy Music con un fuzz assassino e un sax odiosamente sexy. “Bestiola” pure è una figata totale, un pezzo punk violentissimo che parla di zoofilia, il quale però rappresenta anche lo spirito del nuovo mix qua utilizzato: l’originale -non so per quale motivo- non aveva né basso, né batteria, né tastiere, mentre questa versione ha tutto. Non che sià brutta, anzi, ma è totalmente un’altra canzone, e personalmente trovavo il mix della cassetta molto più affascinante nel suo essere assolutamente improbabile. Non è mia intenzione fare la lista della spesa coi titoli delle canzoni, per cui mi limiterò a dire altre due cose. In primis, “Jhonny (Fallo Per Me)” è la canzone più debole del lotto, ma nel repertorio di qualsiasi altra band sarebbe spiccata come una rosa su un letamaio, il chè la dice lunga sulla qualità del tutto. In secondo luogo, le due canzoni finali valgono almeno il 50% di un album che già fino a quel punto sarebbe stato ineccepibile: “Roipnol” è una perla r’n’r stile Bowie periodo Ziggy Stardust, ma molto più cupa e con un indimenticabile intermezzo -una breve ricerca di programmi radiofonici processata col synth- che spiega la fine degli anni ‘70 meglio di qualsiasi saggio storico-sociale. “Nevadagaz” è una cosa che non si può descrivere, anche se purtroppo è tra le tracce più brutalizzate dal nuovo mix, con una linea vocale differente ed una chitarra veramente troppo addomesticata, che originariamente pareva uscita pari pari da “Funhouse”. Ma pur continuando a non capire il motivo per cui si sia deciso di metter mano in maniera così radicale al tutto, d’altra parte -come dicevo sopra- questo disco sarebbe uno spettacolo in ogni salsa, e chiunque si dica appassionato di punk rock non dovrebbe perderselo. Fate in fretta, perché va via come il pane.