
Helga Philipp, oltre lo spazio percepito. Il suo gioco combinatorio nella realtà emergente.
Helga Philipp, oltre lo spazio percepito.
Il suo gioco combinatorio nella realtà emergente.
Alcuni artisti scrutano la complessità per farne la loro finalità d’indagine artistica. Spesso cercano di prevedere graficamente ciò che si può generare nella sua condizione d’emergenza – ciò che ha possibilità potenziale di diventare tangibile o effimero -. È questo il caso di Helga Philipp. Prima di entrare nel merito delle sue opere è opportuno affermare che il mondo è un sistema complesso in continua ed imprevedibile evoluzione. Per “complessità di un sistema” non si intendono le sue proprietà intrinseche oggettive, ma piuttosto le proprietà dell’insieme costituito dal soggetto osservatore – e creatore del modello – e il modello stesso.
Edgar Morin approfondisce la questione e la pone come ambito di riflessione filosofica:
“Nei sistemi complessi l’imprevedibilità e il paradosso sono sempre presenti ed alcune cose rimarranno sconosciute”
La questione necessita d’essere risolta attraverso l’acquisizione di un nuovo modello di pensiero. Lo stesso Morin afferma la volontà di indagare in merito ad una questione che di per sé pare non abbia soluzioni:
“La complessità è una parola problema e non una parola soluzione”
Si tratta di un sistema che implica una perdita ‘parziale’ del principio di causa-effetto. C’è una perdita del concetto di ‘certezza assoluta’ tipica del determinismo ed una presa di coscienza dell’incertezza, dell’indeterminismo. Si può affermare che tutto ciò che già conosciamo non può essere dato per certo e che tutto quello che si sa fin ora non è tutto quello che si può sapere, ciò che non è ancora emerso non può essere conosciuto ma solamente previsto.
Si deve adottare un nuovo paradigma per trovare un nuovo modo di vedere le cose per poter “prevedere l’imprevedibile”. Alla luce di queste riflessioni risulta necessario considerare l’imprevedibilità come una nuova categoria che sostituisce, nei sistemi complessi, quella che viene definita “casualità” di cui si può anticiparne il destino.
I sistemi complessi sono sistemi aperti costituiti da componenti più o meno complesse che interagiscono tra loro attraverso numerosissime interazioni non lineari.
L’uomo, lungo il suo cammino di ricerca, attraversando i terreni speculativi della certezza, della variabilità e della probabilità è pervenuto all’imprevedibilità. Si radica in sé la paura e lo sgomento dell’avvenimento inatteso ed imprevedibile non più come immaginario ma come possibile. Questo tipo di sistema si definisce deterministico quando è possibile prevedere – calcolare – la sua evoluzione nel tempo: la conoscenza esatta del sistema in un dato istante.
La differenza con il caos si manifesta nella sensibilità alle condizioni iniziali che determinano le traiettorie della evoluzione di un sistema dinamico. La presenza del caso rende i sistemi complessi prevalentemente imprevedibili. Il sistema presenta un’estrema sensibilità alle condizioni iniziali, cioè al momento in cui il esso si mette in moto, e piccole variazioni di queste possono stravolgere la sua evoluzione.
È necessario comprendere, almeno in parte, le riflessioni svolte in merito a questo campo d’indagine in quanto ha una ricaduta sulla filosofia, sull’epistemologia e sulla cultura visuale. Diventa possibile porsi domande in merito alle radici della vita riscontrabili in talune dinamiche auto-organizzatrici proprie di sistemi fisico-chimici ad elevata complessità come il Gioco della Vita rende efficacemente attraverso una programmazione delle condizioni spazio-temporali.
Helga Philipp, Installation im Wienfluss, 1972.
L’artista che dal punto di vista grafico-rappresentativo riesce a tradurre questi sistemi complessi in una sorta di applicazione artistica bidimensionale tendente alla tri e quadridimensionalità è Helga Philipp, pioniera della Op Art in Austria. Con questa forma d’arte si intendono opere realizzate attraverso variazioni formali o cromatiche come la ripetizione, la variazione, accadimenti casuali e combinazione di pattern visivi. Queste opere trovano riscontri nell’accostamento concettuale a sistemi complessi e al concetto di “emergenza” messo in luce Morin. Helga Philipp indaga e delinea il campo d’azione in cui vengono generati ed emergono secondo delle condizioni progettuali date, nuove possibilità di visione ed espressione.
E. Gomringers descrive l’intera poetica di Helga Philipp come “scienza dei sensi” in una continua trasformazione di forma e significato. Si instaura una sorta di relazione virtuale fra opera ed osservatore ed opera e gli elementi che lo compongono, un vero e proprio sistema.
Nell’Op Art il movimento va oltre l’oggetto ed afferra chi guarda, con il movimento l’osservatore crea illusioni ottiche ed effetti virtuali. Nelle sue opere si riscontra la realtà intermediata, una seconda realtà e virtualità.
“Per Helga Philipp, cerchio, rettangolo, quadrato, quadrilatero o poligono non sono corpi platonici oggettivi, ma elementi di
un gioco combinatorio nel cui centro troviamo lo spettatore. […] Qualsiasi cosa è mobile, figure, qualsiasi cosa è variabile”
Con la sua opera Helga Philipp si spinge oltre lo spazio percepito per arrivare ai limiti dello spazio del pensiero attraverso mezzi semplici e strutture concettuali ordinate e definite. Risulta interessante, nelle forme adottate da Helga Philipp, il cerchio come elemento in grado di scomporre lo spazio e renderlo dinamico in un moto eterno. Nell’opera Kinetisches Objekt del 1971 l’artista espande lo spazio dell’immagine, intensifica la dimensione di profondità illusoria della struttura.
Philipp Helga, Kinetische Objekt, 1971
Se viene vista di fronte, sembra avere una struttura curva che mostra immagini variabili a seconda della posizione del visualizzatore. Gli elementi si estendono, si auto-organizzano in un moto generativo che spesso si differenzia rispetto al tempo e allo spazio della visione.
La percezione va oltre la realtà per generare significati e concetti inediti. Nell’opera Ohne Titel del 1970 si assiste per la prima volta ad un sistema modulare a pattern che non prende in considerazione il quadrato come modulo dal quale estrapolare l’unità dei suoi multipli o sottomultipli, ma porzioni di cerchio. Dai suoi sottomultipli è possibile un’espansione spaziale pressoché infinita ed inedita, considerazione molto interessante nella logica di un rinnovamento del sistema grigliato che ci auspichiamo attraverso questa ricerca. Kinetische Objekt – 1966-68 – permette di considerare le celle dello schema grigliato come sistema in movimento sul quale è possibile ragionare sul reciproco condizionamento per poter progettare una logica di gioco mutevole in corso d’opera
Philipp Helga, Kinetische Objekt, 1966-68
Seppur le scelte stilistiche di Helga Philipp hanno riscontri concettuali diversi, quest’opera permette di considerare le caselle come entità che assumono dinamismo conseguente ad un evento positivo. Sulla base di determinate condizioni la casella si può accendere ed eventualmente ruotare in una relazione di causa effetto, come quando nel Gioco della vita si ha vita o quando in un sistema binario si passa dallo stato 0 all’1. Tutto questo può portare alla realizzazione di un gioco enigmistico con logiche differenti da quello tradizionale adottando gli schemi emersi da questa riflessione ed indagine.
Philipp Helga, Ohne Titel, 1970
Da questa riflessione emerge come il sistema dell’arte contemporanea basato sul concetto di marketing sensazionalistico non sia altro che un continuo e logoro impoverimento della forma, quella più pura ed ancestrale, derivante dalla visione organica di come percepiamo il mondo. Il concetto in quanto tale non può trovare nessun tipo sfogo culturale se non supportato da una forma adeguata. La forma in equilibrio con il contenuto che tante volte il sistema arte contemporanea sbilancia verso il contenuto spesso annichilito e catatonico.
Helga indaga le forme geometriche semplici, le primitive – nel linguaggio 3D -, ma fa di più, prevede il cambiamento immergendosi nel turbinio dello spazio tempo restituendo un nuovo tipo di mobilità: quella neuronale.
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Il gioco generato attraverso questa analisi di studio è presente in: Ravanetti Michele, Magazine di enigmistica 2D. Rivista rivisitata in Ravanetti Michele, Un’ipotesi di scomposizione modulare dello schema cruciverbista per la creazione di spazi relazionali in riferimento alle quattro dimensioni, Accademia di Belle Arti Santa Giulia, Brescia 2017/2018
Thanks: garadinervi.tumblr.com/