CineramaIntervisteGiangiacomo de Stefano
At the matinèe

Giangiacomo de Stefano

Chi di voi ne sa a pacchi dell’hardcore straight edge di New York negli anni 80? L’hardcore è uno stile di vita. Il regista Giangiacomo De Stefano ha raccontato a Giù la testa com’è nato At the matinée, documentario carico di passione che narra di un mondo fatto di sudore e lividi.

Com’è nato questo progetto?

L’idea di At the matinee viene fuori circa una decina di anni fa. Volevo raccontare una storia che fosse interessante anche per chi non è appassionato di hardcore punk. Da quel momento ho iniziato a cercare di capire come poter realizzare il film. Quasi subito è entrata nella compagine produttiva la Sarraz Pictures di Torino che con me ha portato avanti lo sviluppo del progetto.

Come hai iniziato a raccogliere il materiale per questo docufilm?

In parte avevo molte conoscenze di mio, essendo da sempre legato alla scena hardcore di New York. Dall’altra parte, la collaborazione con Walter Schreifels, il protagonista del film, ha permesso un accesso che poi già nel 2015 si è trasformato nelle prime riprese conoscitive e di conseguenza con il coinvolgimento di altri personaggi che poi sarei andato ad intervistare e incontrare nel 2018.

Di che cosa parla questo film?

Il film racconta la storia dei Matinee hardcore del CBGB, il più importante rock club al mondo, nel quale, per un certo periodo, le band della scena hardcore, hanno infiammato i palchi del club e hanno contribuito alla costruzione del suo mito. In realtà si parla anche di altro e quindi di come è cambiata New York con la cosiddetta gentrificazione.

Volevo raccontare una storia che fosse interessante anche per chi non è appassionato di hardcore punk.

Com’è strutturato questo racconto?

Ho intervistato i protagonisti e poi attraverso il reperimento di tanto archivio, ho composto la storia. C’è poi un punto di vista forte e cioè quello di Walter (musicista e membro di Gorilla Biscuits, Youth of Today e Quicksand) che è uno sguardo per certi versi interno e per altri, grazie alla sua intelligenza e duttilità, anche esterno.

In che anni è ambientato questo racconto?

Si svolge prevalentemente tra il 1985 e il 1989.

Qual è stata la difficoltà maggiore che hai avuto nella produzione del film?

Per una produzione indipendente italiana è difficilissimo reperire fondi per un film che parli di qualcosa che non avviene nel suo territorio di origine. I fondi principali arrivano infatti da due film commission regionali e cioè Piemonte ed Emilia-Romagna.

Quali sono i dischi che consigli di ascoltare per capire di più la scena H.C. dell’epoca?

Se intendi quella New Yorkese, beh per ciò che ha preceduto la storia che racconto, “Victim in pain” degli Agnostic Front e “Age of quarrel” dei Cro-Mags. Per comprendere la scena che mostro in At the matinee, la compilation “New York hardcore the way it is”.

Quanto sono durate le riprese?

Non so quantificare esattamente, ma penso almeno una ventina di giorni tra quelle realizzate a New York e quelle realizzate in Italia e Germania.

Uno strappo alla regola, ti va di raccontare ai lettori di Giù la testa qualche aneddoto durante la realizzazione delle riprese?

Beh più che un aneddoto devo sottolineare chi è stato quello più difficile da raggiungere e con il quale abbiamo avuto maggiori problemi. Si tratta di Jimmy G. dei Murphy’s Law. Mi ha fatto letteralmente impazzire. L’ho incontrato tre volte in condizioni difficilissime e in
una delle tre non si è presentato all’appuntamento. Il suo contributo al documentario è però fondamentale.

Cosa ti ha colpito della New York di adesso e che cosa pensi del cambiamento che ha avuto questa città?

Sono tornato a New York più volte tra il 1993 e oggi, e banalmente devo dire che è una città che cambia costantemente. Potrei raccontarti solo cose negative a riguardo: che è chiaramente una città per ricchi e che i veri Newyorkesi per i costi folli della vita nel centro della città, sono spesso costretti a spostarsi fuori Manhattan, però anche questa durezza rende il tutto estremamente affascinante. Un fascino maligno, ma comunque evidente.

Quali sono i registi da cui prendi ispirazione?

Beh ispirazione è un parolone. Tra i viventi amo sicuramente Spike Jonze e Martin Scorsese. Lui avrebbe potuto raccontare At The matinee e la violenza urbana che New York ha espresso negli anni. Io poi mi ritengo un regista di documentari che sono qualcosa di diverso dal cinema di finzione. C’è uno sguardo autoriale che accomuna i due generi, ma poi nel cinema di finzione metti in scena, nell’altro ti occupi della realtà.

Com’è nata la Sonne Film?

Sonne film è nata nel 2010 con l’idea di produrre i miei documentari. Negli anni sono cambiate tante cose e oggi mi occupo prevalentemente dei progetti di altri.

Che cosa non deve mancare mai nei tuoi film?

Uno stile fortemente riconoscibile e se possibile ancorato alla nostra cultura.
Dato che non mi appartengono, non potrei raccontare storie su paesi e località esotiche.

Ti va di dirci quali sono i tuoi 5 film preferiti e perché?

I miei gusti sono abbastanza scontati. Film come “Blues Brothers” o “I Guerrieri della notte” li ho guardati centinaia di volte e anche classici del cinema italiano come “La grande guerra” o “La battaglia di Algeri”, oppure ancora tanto cinema inglese degli anni 90’ o alcuni capolavori di Dogma e poi tanti documentari. Una classifica da stilare è difficilissima.

Ora ci devi dire quali sono i 5 musicisti/band che adori

Anche in questo caso ce ne sono troppi. I miei due dischi preferiti sono “Reign in blood” degli Slayer e “Rock for light” dei Bad Brains.

Ritorniamo al documentario “At the matinée” Com’è andata la distribuzione del film?

il film ha vinto il premio del pubblico al Biografilm e poi è stato distribuito in sala, toccando moltissime città. Ora siamo in attesa di realizzare il dvd e poi andare in onda su Sky Arte. Per quanto riguarda l’estero, abbiamo presentato il film in Spagna e prima del lockdown, era in programma una distribuzione nelle sale tedesche. Anche New York era in programma. Nei prossimi mesi spero si riprenda lavorando principalmente sull’estero.

Prossimi progetti?

Assieme a due registe sto lavorando ad un documentario sulla storia delle discoteche in Italia. Il titolo sarà DISCO RUIN.