Tutte storie!Intervisteintervista a Marco Balestrino dei klasse kriminale

intervista a Marco Balestrino dei klasse kriminale

1. Ciao Marco, volevamo iniziare quest’intervista, chiedendoti un po’ della tua esperienza personale. Ti va di raccontarci come ti sei avvicinato al mondo della musica?

Mi sono avvicinato alla musica alla fine degli anni 70 inizio anni 80, mi trovai tra le mani dischi e cassette di Clash, Specials, Madness, Bob Marley, The Jam, Adam Ant, Stray Cats, Linton Kwesi Johnson… e così iniziò il mio viaggio nella musica

2. Che cosa ascoltavi da ragazzino?

Sono stato investito dall’esplosione della Two Tone e dal revival Mod. In quei giorni i Bad Manners furono ospiti al Festival di San Remo e il film Quadrophenia era in distribuzione in tutte le sale cinematografiche italiane.
Erano giorni di fermento, avere 18 anni nel 1980 fu fantastico.

3. Per i lettori più giovani, come si è creata la scena Oi! in Italia e com’è cambiata nel corso degli anni questa scena?

L’Oi! è stato la naturale continuazione del Punk, quando quest’ultimo è stato svuotato della sua aggressività, della sua ruvidità, ed è stato trasformato in un prodotto alla portata di tutti, la rabbia e i sogni dei Ragazzi hanno creato l’Oi!
Il sogno infranto di Jimmy Pursey ha preso vita ovunque in Italia, Inghilterra, Francia, Spagna, Germania, USA… l’East End era ovunque, tutti parlavamo lo stesso linguaggio, avevamo stesse urgenze e bisogni. La musica in quei giorni è stata veramente in mano ai ragazzi.
Se in inghilterra 4 Skins, Business, Last Resort, Blitz, Red Alert… erano le nuove band emergenti in Italia c’erano Nabat, Rough, Fun, Dioxina in Spagna Decibelios, Kortato in Francia Camera Silens, Komintern Sect… in America Youth Brigade, Iron Cross, Effigers…
Oggi il mondo è cambiato, i ragazzi sono cresciuti, l’Oi! è stato un movimento, un fenomeno nato 40 anni fa, i ragazzini di quei giorni non ci sono più, oggi sono uomini sulla soglia dei sessant’anni… Strano per un movimento giovanile che considerava band come gli Who vecchie, superate, da rottamare, anche se avevano poco più della metà dei miei anni di oggi.

Marco Balestrino

4. Quali erano le fanzine che leggevi negli anni ’80?

Working Class Kids di Savona la fanza di Tiziano Ansaldi, Banzai di Bologna e All Out Attack di Vicenza prima che perse il significato per ciò che era nata.
In quei giorni giornali come Rockerilla, nati con lo stesso spirito di una fanzine, o l’inglese Sounds (dove scriveva lo stesso Garry Bushell) furono fondamentali e aiutarono al 100% la nostra musica. Oggi non sarebbe più possibile, quando risfoglio quelle riviste da ogni pagina esce ingenuità, amore, speranza voglia di fare e di promuovere la nuova musica.

5. Ci racconti anche com’è nata Kriminal Class, la tua fanzine?

Ero uno Skinhead, ero parte di un movimento, Kriminal Class è stata una conseguenza logica per dare il mio contributo a tutto questo. La fanza nasce nel 1983 dopo il mio rientro da un paio di mesi a Southend On Sea, meta ambita dagli Skinhead per le bank holiday (l’equivalente della Brighton per i Mod) e dalla visita del fratellino di un mio amico Max che mi chiese di spiegargli cosa era questo Punk. Dal nostro incontro e dalle mie esperienze nacque Kriminal Class, io mi ero già occupato di fanzine con Selex nata da un collettivo composto da un new waver il Tosto e da un ex autonomo Momo.
Kriminal Class ha seguito la scena fino al 2007 il suo cammino si può dividere in due fasi la prima ha sformato più di 40 numeri fotocopiati e la seconda passata a un formato più grande, stampata su carta lucida, con una tiratura di 1.000 copie e distribuita gratuitamente grazie agli inserti pubblicitari.

6. Qual’è stato l’evento che più di tutto ti ha fatto decidere di volere creare una band come i Klasse Kriminale che parla di vita di strada e antifascismo?

Non saprei, è stata piuttosto la successione di tutto quello che succedeva intorno a me, a noi, la voglia di comunicare, di dar voce a quello che eravamo.

7. La storia dell’antifascismo popolare andrebbe ricostruita, e senza la quale in fondo non sarebbe possibile neanche spiegare la Resistenza. L’ antifascismo popolare è difficile da ricostruire, perché sono elementi di storia di classi che non scrivono, che non lasciano diari o testimonianze come fanno gli intellettuali e spesso si parla di memorie. Ci rimangono così pochissimi testi che arrivino a descriverci o ci aiutino a capire questo lungo viaggio delle classi popolari italiane attraverso il fascismo. L’ antifascismo ‘ribelle’ non coincide sempre con la storia dell’antifascismo organizzato e cosciente. Ti chiedo quindi che cos’è per te l’antifascismo?

Una volta Jena Partigiano di Savona salito sui monti a 16 anni (che citiamo in “Eroi”) ribadì l’importanza per un ribelle di riconoscere qualsiasi ingiustizia commessa contro chiunque in qualsiasi parte del mondo, questo a prescindere dal titolo di studio che uno ha in tasca. L’Antifascismo non è di nessuno e appartiene a tutti che siano intellettuali o popolari.

8. E adesso parliamo un pò di attualità, che cosa ne pensi di quello che sta succedendo nel mondo dopo gli eventi successi negli Stati Uniti come l’uccisione di George Floyd ed i manifestanti che hanno abbattuto la statua del mercante di schiavi, Edward Colston?

Non conosco la storia né il contesto in cui visse Edward Colston, ma so per certo che quella di Montanelli non avrebbe neanche dovuto essere costruita. Ogni epoca ha il suo contesto, andare a un concerto degli Skrewdriver nel 1980 era normale per uno skin, oggi non lo sarebbe più.

9. Angela Davis nel 2017 disse che trovava questo momento storico emozionate. In questa confusione c’è una forma di progresso, le nuove generazioni hanno trovato una specie di legame tra le varie forme di violenza (come il razzismo) che cosa ne pensi?

La violenza nei giovani e tra i giovani è sempre esistita. Il razzismo invece sa di vecchio, dovrebbe essere un problema ormai superato, ma non vedo necessariamente un nesso tra giovani-violenza e razzismo, anzi mi pare ci siano un sacco di vecchi razzisti a guidare il mondo, Trump e Bolsonaro per citare i primi due che mi vengono in mente

10. Tu “militi” nella scena da 35 anni, per me, e credo anche per molti altri, sei una specie di supereroe e non hai mai perso la grinta e la voglia di dire la tua. Hai dei rimpianti con il senno di poi?

Un super eroe? non penso, ho fatto semplicemente quello che avevo voglia di fare e che sono riuscito a fare.

11. Ti va di raccontarci quello che per te è stato uno dei concerti più belli della tua vita?

Ho visto e suonato un sacco di concerti e non è possibile scegliere un unico episodio… ho ricordi di piccoli concerti che mi hanno dato tanto e di grandi eventi che mi hanno dato altrettanto. Nell’89 con gli Angelic Upstarts a Bologna, nel 94 con i Business al Livello 57, Nel 95 il Tiziano Ansaldi Tour con Nabat e Ghetto 84, Nel 97 il Festival TVOR con gli Sham 69, il Raduno Oi! a Roma, il Punk & Disorderly a Berlino, il concerto del 25 Aprile nella mia città e suonare con i Nabat nel Vecchio Son il loro quartier generale…

12. Ora però ci devi parlare del tuo ultimo straordinario lavoro: Vico dei ragazzi!

Due cose mi hanno fatto riflettere ed elaborare “Vico Dei Ragazzi”: quando uscì “KLasse Kriminale” per la Tube Records ero in tour con Saverio dei Wop Time e lui mi sottolineò che era un album non per una band come i KK, una decina di anni dopo una sera a Genova un ragazzo parlando con un altro sottolineava che “Oi! Una Storia” era un grande disco ma “Rude Club” non lo aveva soddisfatto non gli aveva dato molto.
Volevo fare un album che avrebbero dovuto sentire suo chi aveva amato i Klasse Kriminale alla fine degli anni 80, i ragazzi che avevano iniziato la storia con noi e che forse dal 1999 avevo trascurato inseguendo le nuove generazioni e tendenze. Aveva ragione Saverio non centravano un cazzo i KK con il Mc Donald Punk e capivo il ragazzo più giovane genovese che aveva bisogno di ricordi e memoria e del giusto significato delle parole.
Con la mente sono ritornato ai giorni quando iniziai con i KK, e da li sono andato alla ricerca del suono giusto e con l’aiuto di Giulio Farinelli (fonico e produttore dell’album) abbiamo trovato il suono che ho ribattezzato PROLE ROCK…
Abbiamo cantato di un mondo che non c’è più e contemporaneamente parlato di oggi, tenendo sempre presente da dove veniamo e la rotta da seguire.

13. In questo disco ci sono brani toccanti e schierati contro tutte le tipologie di fascismo come “Quartieri In Fiamme” e “I Nuovi Banditi”, che cosa ci racconti?

Nulla di più della realtà quotidiana, di ciò che ci circonda.

14. In questo disco (che non è il classico disco nostalgico e noioso) parli di amore, sogni, ma anche di odio e alienazione, temi direi piuttosto contemporanei…

Come dicevo prima, parlano del presente, il punk è così, parla dell’emergenza immediata. La prima canzone che abbiamo scritto e registrato è stata “Solo Buone Intenzioni” dove il soggetto è l’odio. Mentre la seconda “Sempre di Corsa” parla del nostro tempo dove nessuno sembra più soddisfatto chiuso in una prigione di pensieri meccanici e di giudizi affrettati.

15. Parlaci anche dei ragazzi dell’attuale formazione dei KK, com’è stato registrare questo disco con loro?

Con loro tutto è cominciato nel 2007 anno in cui ho iniziato a suonare con JJ e la bazza di Bologna (Marzio, Matteo, Edoardo, Colgan e Billy). Sono tutti dei grandi musicisti, con loro tutto è più facile, armonioso, senza stress dalle poche prove che facciamo, ai concerti o alle registrazioni in studio. Senza di loro i Klasse Kriminale non esisterebbero più. Dal 1985 ho suonato con centinaia di musicisti e strimpellatori, ho cambiato infinite formazioni, ma solo loro mi hanno dato la possibilità di fare un album come “Vico dei Ragazzi”

16. Ora vorrei ribaltare la domanda, com’è stato, x i ragazzi della band, partecipare a questo progetto?

Seguire i miei ritmi e le mie pazzie non è sempre facile, ma hanno retto bene…però dovresti chiedere a loro: JJ batteria, Colgan chitarra mancina e Billy basso.

17. Ora ti tocca. Domanda super retorica (ma io la trovo super romantica n.d.r.) che cosa rappresenta per te/voi il punk?

Un mezzo, un insegnamento… il Punk mi ha portato dove forse non sarei mai passato, ha arricchito la mia conoscenza, svegliato il mio istinto, alimentato il mio cuore…

18. Tu sei di Savona, ed il mare fa parte della tua vita. Si sa che il mare non fa mai silenzio, un po’ come la nostra anima. Con un po’ di impertinenza vorrei dirti che si nota dal tuo sguardo, dalla grinta e dalla voglia di non mollare. Questo lo scrivo anche per ringraziarti di aver accettato quest’ intervista, ma soprattutto per ringraziarti nell’esserci, per aver contribuito con la tua creatività alla nascita di qualche cosa che prima in Italia non esisteva e checchè se ne dica di aver scritto le pagine dello street punk in Italia.

Savona negli anni è cambiata, ma resta pur sempre prima di tutto una città portuale, lo è la sua storia e la sua cultura operaia. Credo che tutto questo emerga dai miei pezzi, sia quelli di oggi che quelli delle origini. Ricordati poi che il mare conosce anche il silenzio e la calma… qualità importanti per elevarsi sopra al chaos e al frastuono quotidiano…
Grazie a te per l’intervista, ora tocca a voi! Ci Incontreremo Ancora Un Giorno… Oi! Keep the Faith.

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