Tutte storie!Come sull’8volanteLa città si spoglia, nuda

La città si spoglia, nuda

È da qualche anno che, sempre nello stesso periodo, sempre ad agosto, una voce mi tormenta. Si tratta di un pensiero quasi abbozzato, che non ha mai preso forma in parole, e che solo ora ho provato a buttare giù su un foglio, a mo’ di mezza poesia, a sentimento.

Premessa: avete presente quando girate in città in piena estate?
Strade quasi vuote, poche macchine, pochi rumori, poche persone, poco tutto.
Ecco, ogni volta che cammino per il centro, ad agosto, diventa impossibile non soffermarsi su alcuni dettagli. Dettagli che sembrano apparire solo in quel mese lì, che per il resto dell’anno scompaiono dolcemente tra la folla. Dettagli che lasciano una sensazione sospesa tra bellezza e malinconia. E niente, volevo condividerli con voi ora che questa strana estate è passata. Fine della premessa, buona lettura.
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La città si spoglia, nuda.
E si trascina lentamente verso l’armadio per scegliere il colore da sera giusto, quello bello.
Blu chiaro inteso, raro, unico. Spaventosamente bello.
Per strada solo chi decide di rimanere. È agosto.

In questi giorni la città si ritrova da un momento all’altro sola, vuota.
Cerca compagnia per una notte, due al massimo. Nessuno è disposto a pensare, non ora.
Mani, piedi e sottili raggi di luna sfiorano la sua pelle levigata, liscia come una strada di cemento.
Da lontano si possono distinguere piccoli nei che somigliano tanto alle punte aguzze dei campanili di chiese vecchie. Stasera la città si vuole divertire. Nessun impegno, è agosto.

Nel buio della notte una voce: accendi la luce?
E lei timida si alza e cerca il suo bel colore nelle ombre del pavimento, ancora freddo.
Senza far rumore cammina dolcemente verso un altro giorno.

Ecco, vorrei poter fissare questi movimenti nella testa.
Fotogramma dopo fotogramma.
Il tempo ad agosto sembra allungarsi, allungarsi, fino a fermarsi, immobile.
E solo in questi momenti la città riesce ad essere bella così, nella sua intimità.

I muri ruvidi, le strade lunghe, i lampioni spenti.
Ma devo dire che quest’anno mi sono innamorata.
Di un piccolo dettaglio: la casetta verde. Se è bella, quella casetta.
Sottile come un libro antico, ingiallito, quasi dimenticato ed impossibile da non notare.
Quella casetta attira gli occhi su di sé come una dannata calamita.
Vorrei sapere cosa si nasconde dietro quel verdone, dietro quelle finestre in legno, alte, sempre aperte, che si affacciano sul balconcino esile, affascinante.
Chissà cosa si vede da lassù.
Oh Romeo Romeo, perché sei tu Romeo?
Quello sì che sarebbe stato il balcone perfetto per un dramma alla Shakespeare.

Ed ad un tratto si è affacciata davvero Giulietta: una signora, anziana, in vestaglia da notte rosa, con i bigodini in testa. Ha annaffiato le piante e poi, baciata dal sole, ha scrutato i passanti e le loro vite frenetiche. Ogni mattina, ogni pomeriggio, ogni sera. Passavo di lì e lei c’era.
Come me non aveva molto da fare.
O forse, amava guardare la città che, ad agosto, cambia abito, colore, movimento.

E poi niente, arriva settembre.
E nessuno ha più tempo per guardare la città.
Che pian piano si riveste e tace.
Fino al prossimo anno. A presto, città.

casetta verde