
The Outsiders
Sono da sempre un fan sfegatato di tutto quello che ha sfornato Adrian Borland nella sua, purtroppo, breve esistenza.
Suicidatosi il 29 Aprile 1999 Borland ha vissuto solo quarantadue anni.
Schizofrenia e problemi personali a parte, nessuno mi leverà mai dalla testa il fatto che abbia scritto degli album fondamentali per la storia della musica.
I primi due album dei Sound sono come il Sacro Graal per un Cristiano.
Questo mese per Giù la testa vorrei parlarvi della prima band di Adrian Borland, poco conosciuta anche alle orecchie più bramose.
Una band il cui nome riassume davvero tutto della sua storia!
Sto parlando degli Outsiders formazione nata a Londra nel ’75 poco prima dell’esplosione del Punk, composta da Adrian Borland alla chitarra e voce, Adrian Janes alla batteria e Bob Lawrence al basso.
UN PO’ DI STORIA
Il nome del terzetto di Wimbledon viene ripreso dal romanzo The Outsider di Albert Camus.
Nonostante Adrian Borland abbia raggiunto una notevole fama con i Sound (finalmente entrati negli annali della musica New Wave) la sua prima band rimane ancora una di quelle chicche tutta da scoprire.
I brani degli Outsiders non li trovate infatti nelle compilation feticiste, come i vari KBD, e nemmeno in qualche compilation punk retrospettiva.
Sebbene gli Outsiders si esibissero regolarmente in molti locali della “Londra che conta”, come per esempio il Roxy e il 100 Club, la critica musicale non recensì mai bene le loro uscite causandone l’esclusione dalla serie A del Punk dell’epoca.
Si può quindi dire Outsiders di nome e di fatto!
Curiosità: nel 1977 ad un loro concerto c’era Iggy Pop che, in quell’occasione, si unì a loro per cantare la sua famosa Raw Power.
DISCOGRAFIA
Gli Outsiders hanno pubblicato solo tre dischi.
l’Ep “One to infinity” (1977), l’album “Vital years” (1977) e il secondo “Close up” (1978).
Tutti e tre gli album furono editi per la Raw Edge Records, etichetta creata da Adrian Borland con l’aiuto finanziario del padre.
Curiosità: L’album “Calling On Youth” fu il primo album auto prodotto nella storia del Punk!
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI
Le copie originali sono ritenute sicuramente una cosa più da feticisti del vinile e più per i veri fan di Borland (come il sottoscritto) ma, se non volete spendere troppo e se volete ascoltare la band (ATTENZIONE Spotify non vale!) ecco i miei consigli per gli acquisti:
- la raccolta “Vital years”, pubblicata originariamente nel 1993 in Cd dalla Three Line Records
- il vinile contenente i brani migliori dei due album e tre quarti dell’ EP, edito dalla tedesca GIFT oF LIFE.
- la recente ristampa (2019) dell’intera discografia e del 7” della tedesca Mad Butcher (ma esiste ancora? Direte voi!)
IL SOUND
Il sound della band non è il classico sound inglese.
La chitarra graffiante è più vicina a quella degli australiani Saints o dei più noti Stooges. Si parte subito in sgommata con le prime quattro tracce al fulmicotone, canzoni piene di energia e di audacia giovanile, con un giovane Borland che si destreggia già molto bene alla chitarra.
Si continua poi con altre tre tracce da capogiro.
La riflessosa “Observation”. La bellissima “Calling on youth”. La fotonica “Hit and run”.
E che dire della chiusura con “Freeway”, in questo pezzo sembrano quasi gli Stooges che coverizzano i Doors, una favola!
VITAL YEARS – THE OUTSIDERS – TRACKLIST:
1 – Vital Hours – 2:26
2 – Count For Something – 2:23
3 – One To Infinity – 2:05
4 – New Uniform – 2:26
5 – Observations – 3:21
6 – Semi-Detached Life – 2:40
7 – Calling On Youth – 2:16
8 – Hit And Run – 2:36
9 – Fixed Up – 2:38
10 – Face To Face – 1:39
11 – Out Of Place – 2:41
12 – Freeway
NOTA PERSONALE
In tutti gli articoli che ho letto su Borland, c’è sempre questo luogo comune come spiegazione del suo “insuccesso” — “Una persona caratterialmente schiva e introversa che non aveva il carisma necessario per un frontman degno di nota” — vi prego di smetterla di vedere questo artista come una specie di sfigato perché la verità è che il suo talento vi è incomprensibile per l’incapacità di ascolto data dalla freddezza emotiva. Personalmente quando chiudo gli occhi e ascolto un qualsiasi album targato Borland, sento un trasporto emotivo che mi restituisce davvero tanto in termini di emozione.